Legambiente
Piemonte - Settore Energia - Via Pergolesi, 116 - 10154
Torino
Circolo
Legambiente Vercelli – Piazza Cesare Battisti, 7 – 13100 Vercelli
Pro Natura –
Gruppo Ambientalista “Salix alba” – Via Faldella, 1 – 13040 Saluggia (VC)
Forum
Ambientalista del Piemonte – Via Garibaldi, 13 - 10122 Torino
Al Ministero
dell’Ambiente e Tutela del Territorio
Direzione
Generale per la Salvaguardia Ambientale
Divisione III - Valutazione
dell’Impatto Ambientale
Via
Cristoforo Colombo, 44
00147 ROMA
Alla Regione
Piemonte
Direzione
Tutela e Risanamento Ambientale
Settore
Grandi Rischi Industriali
Via
Principe Amedeo, 17
10123 TORINO
Oggetto: Osservazioni ed istanze in
merito allo Studio di Impatto Ambientale presentato da Sogin S.p.A. per la
realizzazione dell’impianto nucleare “Cemex” ubicato all’interno del sito Eurex
in Comune di Saluggia (VC).
In merito allo Studio di Impatto Ambientale presentato da Sogin S.p.A. - Società
di gestione impianti nucleari - con sede legale in Roma, Via Torino n. 6, per la realizzazione dell’impianto nucleare
“Cemex” ubicato all’interno del sito Eurex in Comune di Saluggia (VC),
l’associazione ambientalista Legambiente Piemonte, il Circolo Legambiente di
Vercelli (associazione di volontariato),
il Gruppo Ambientalista “Salix alba” di Saluggia, aderente a Pro Natura
Piemonte, ed il Forum Ambientalista del Piemonte trasmettono le osservazioni e le istanze
riportate nel seguito, come previsto dalla Legge 8 luglio 1986, n. 349.
1 - Lo Studio di Impatto
Ambientale presentato da Sogin S.p.A. non contiene tutte le informazioni previste
dalla normativa vigente sulla Valutazione di Impatto Ambientale.
1.1
Il D.P.C.M. 27 dicembre 1988 “Norme tecniche per la redazione degli
studi di impatto ambientale e la formulazione del
giudizio di compatibilità di cui all'art. 6, L. 8 luglio 1986, n. 349, adottate
ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377” prevede, al punto
2.2, che lo studio di impatto sia
corredato dalla indicazione della legislazione vigente e della regolamentazione
di settore concernente la realizzazione e l'esercizio dell'opera, degli atti
provvedimentali e consultivi necessari alla realizzazione dell'intervento,
precisando quelli già acquisiti e quelli da acquisire;
Alle associazioni scriventi risulta invece lo Studio di Impatto non contenga, in modo
sistematico e per tutte le sue parti, i
richiami normativi, nè per quanto riguarda la pianificazione territoriale, nè
per quanto riguarda la normativa specifica in campo nucleare.
Questo fatto rende difficilmente
comprensibili molte scelte progettuali adottate.
1.2
Lo stesso D.P.C.M. 27 dicembre 1988, al punto 3.2, prevede che il quadro
di riferimento programmatico comprenda l'indicazione degli interventi connessi,
complementari o a servizio rispetto a quello proposto
e dei loro dei tempi di attuazione.
Alle associazioni scriventi risulta invece che, ad esclusione del deposito D-3, gli
altri interventi connessi non vengano analizzati. In particolare lo Studio di Impatto non prende in considerazione il trasporto dei
rifiuti cementati al Deposito Nazionale e la realizzazione del deposito per i
rifiuti di seconda categoria (D-2)
1.3
Ancora il D.P.C.M. 27 dicembre
1988, al punto 4.4, prevede che nel quadro progettuale
si descrivano le quantità e le caratteristiche degli scarichi idrici, dei
rifiuti, delle emissioni nell'atmosfera, con riferimento alle diverse fasi di
attuazione del progetto e di esercizio dell'opera.
Alle associazioni scriventi risulta invece che nello Studio di Impatto le informazioni
sui materiali radioattivi scaricati in aria e nel fiume si esauriscano nella
assicurazione che verranno abbondantemente rispettati i limiti della pregressa
autorizzazione, risalente a circa trent’anni fa, senza esplicitare i vari
radionuclidi scaricati e le loro specifiche quantità, nonchè le informazioni
sulla loro radiotossicità.
1.4 Sempre il D.P.C.M. 27
dicembre 1988, all’Allegato II, punto 5, prevede che la caratterizzazione e
l'analisi delle componenti ambientali e le relazioni
tra esse esistenti debbano riguardare anche la caratterizzazione idrogeologica
dell'area coinvolta direttamente e indirettamente dall'intervento, con
particolare riguardo per l'infiltrazione e la circolazione delle acque nel
sottosuolo, la presenza di falde idriche sotterranee e relative emergenze
(sorgenti, pozzi), la vulnerabilità degli acquiferi.
Alle associazioni scriventi risulta invece che lo Studio di Impatto non contenga nessuna
analisi idrogeologica specifica ed attuale, nonostante la situazione sia oggi
verosimilmente diversa da quella di qualche decennio fa, sia a causa delle tre
grandi alluvioni degli anni 1993, 1994 e 2000, sia a causa delle opere
realizzate, tra cui il muro di contenimento idraulico che si estende tutto
intorno al centro nucleare per una profondità di 15 metri, indirizzando
eventuali inquinanti direttamente verso la falda profonda, che serve
l’acquedotto del Monferrato.
Non risulta
analizzata la attuale vulnerabilità dell’importantissimo acquifero sottostante,
nè la situazione di utilizzo attuale di pozzi e sorgenti.
1.5
Infine, sempre il D.P.C.M. 27 dicembre 1988, all’Allegato II, punto 5,
prevede che la caratterizzazione e l'analisi delle componenti
ambientali debbano riguardare anche:
la descrizione del
destino degli inquinanti considerati, individuati attraverso lo studio del
sistema ambientale in esame, dei processi di dispersione, diffusione,
trasformazione e degradazione e delle catene alimentari;
l'identificazione
delle possibili condizioni di esposizione delle comunità e delle relative aree
coinvolte;
la considerazione
degli eventuali gruppi di individui particolarmente sensibili e dell'eventuale
esposizione combinata a più fattori di rischio.
Alle associazioni scriventi risulta invece che
lo Studio di Impatto non contenga una analisi radio-ecologica specifica della
situazione attuale, ben diversa dalla situazione di trent’anni fa. Nel caso
l’analisi venisse realizzata successivamente come
integrazione, si richiede in ogni caso la sua pubblicazione al fine di poter
presentare le opportune osservazioni.
2 - Non risulta corrispondente al vero la situazione dell’edificato
esistente descritta nello Studio di Impatto.
La figura 1.2/1 “Situazione attuale di riferimento”
contenuta nella Sintesi non Tecnica e nello Studio di Impatto
presenta una serie di edifici con la campitura di colore grigio, definiti nella
legenda come “edifici esistenti” (ad esempio il deposito D-2, gli uffici
direzionali, ecc)
Si fa notare che tali edifici ad oggi non esistono e
non sono neppure mai stati autorizzati.
Si richiede la ripubblicazione della figura corretta
in modo da rappresentare la situazione realmente esistente alla data della
presentazione.
3 - Non risulta corrispondente al vero che
l’intervento proposto sia compatibile con il Piano d’Area del Sistema delle
Aree Protette della Fascia Fluviale del Po.
Lo Studio di impatto, al punto 2.3.2 “Eventuali
incompatibilita’ del progetto rispetto alle pianificazioni in atto”, dichiara
che l’intervento non risulta incompatibile o incoerente rispetto alle prescrizioni
contenute nel Piano d’area del Parco, ma ciò non risulta corrispondere al vero
in quanto l’area su cui il progetto verrebbe realizzato è più estesa di quella prevista in tale Piano.
4 – Non è comprensibile il passo del SIA che presenta la compatibilità
dell’intervento con il vigente PRG del Comune di Saluggia.
Il passo, riportato al punto
2.3.2 del SIA, è il seguente:
“Per quanto attiene al PRG
del Comune di Saluggia, si riscontra che l’area relativa all’Impianto
di cui trattasi non coincide interamente con la zona definita “area industriale
di riordino da attrezzare”, per la quale è previsto uno Strumento Urbanistico
Esecutivo (S.U.E. 15).
Pertanto occorre procedere
all’emanazione di disposti autorizzativi opportuni.”
Alle associazioni scriventi non risulta assolutamente chiara l’espressione “non coincide
interamente” e chiedono che il Proponente specifichi se va intesa nel senso che
l’area relativa all’impianto si sviluppa anche esternamente all’attuale SUE 15
e se quindi si è di fronte ad un utilizzo di ulteriore territorio per l’area
nucleare.
5 – La dimensione dei depositi di rifiuti radioattivi proposti da Sogin
contrasta con le disposizioni di legge che prevedono che i rifiuti radioattivi
vadano inviati al deposito nazionale.
Se la funzione dei depositi di terza e seconda categoria (D-3 e D-2) è veramente quella di
contenere solo in modo temporaneo i rifiuti radioattivi condizionati in attesa del loro trasporto al Deposito Nazionale, la loro
capacità non dovrebbe essere dimensionata in modo da consentire di depositarvi
la totalità dei rifiuti, ma opportunamente solo la parte in attesa di
spedizione.
Si richiede che il SIA venga integrato con una
specifica valutazione delle dimensioni dei depositi e della relativa
motivazione.
6 – Il sistema di approvvigionamento idrico
contrasta con il Piano d’Area del Sistema delle Aree Protette della Fascia
Fluviale del Po che vieta la realizzazione di nuovi pozzi nell’area nucleare.
L’apertura di nuovi pozzi dentro l’area nucleare contrasta con le prescrizioni
del Piano d’Area del Sistema delle Aree Protette della
Fascia Fluviale del Po.
Si richiede una modifica del progetto che preveda ad esempio la
realizzazione dei nuovi pozzi in una area a monte
degli impianti a distanza di sicurezza in modo da non essere coinvolta da
eventuali rilasci incidentali di radioattività.
7 - Non risulta
correttamente effettuato il confronto fra le alternative progettuali esistenti,
in quanto non si tiene conto dei rischi (e neppure dei costi) della fase di
trasporto dei rifiuti radioattivi solidi prodotti dall’impianto.
La solidificazione dei rifiuti deve essere effettuata
per rendere meno pericoloso il loro trasporto al sito nazionale e la loro
successiva custodia nello stesso. La legge 368/2003 (conversione del “decreto
Scanzano”), all’art. 1, recita: “La
sistemazione in sicurezza dei rifiuti radioattivi [...], degli elementi di
combustibile irraggiati e dei materiali radioattivi [...]
è effettuata presso il Deposito nazionale”. La
stessa legge all’art. 3 prevede che “il
trattamento e il condizionamento dei rifiuti radioattivi” e la loro “messa in sicurezza” debba essere in
funzione della trasformazione in “manufatti
certificati, pronti per essere trasferiti al deposito nazionale”.
Le tecniche di solidificazione alternative devono pertanto essere
confrontate non solo sulla base della “semplicità tecnica” e dei costi, ma –
prioritariamente e principalmente – in riferimento ai
volumi prodotti, ai tempi e ai rischi (e ai costi) di trasporto, nonché ai
rischi e ai costi della successiva custodia millenaria nel Deposito Nazionale.
Nel SIA in oggetto, invece, la comparazione è
effettuata secondo altri criteri (stoccaggio in loco), che non tengono conto
degli obiettivi previsti dalla legge (trasferimento).
Si richiede che lo Studio di Impatto sia di
conseguenza integrato e ripubblicato.
8 - Non risultano
indicate le caratteristiche di schermatura previste per custodire, nel deposito
D-3, ciascuno dei manufatti in cemento ad alta radioattività, nè i valori di
dose di radioattività a contatto.
Sia durante la permanenza nel deposito D-3 (permanenza che si auspica
essere la più breve possibile), sia
durante la movimentazione ed il
trasporto al Deposito Nazionale, i rifiuti ad alta radioattività solidificati
emetteranno verosimilmente anche radiazioni beta e gamma ad elevata intensità,
il che – in assenza di adeguata schermatura -
comporterà il rischio di indebite esposizioni della popolazione durante il
trasporto.
Si chiede che lo Studio di Impatto specifichi
il tipo di schermatura per ognuno dei manufatti e la dose a contatto prevista,
nonché le alternative possibili.
9 - Non risultano
affrontate le problematiche di sicurezza relativa ad una lunga permanenza nel
deposito D-3 dei rifiuti radioattivi solidi di terza categoria (alta
radioattività) ed alla loro gestione.
Pur auspicando che la permanenza nel deposito D3 di Saluggia sia la più
breve possibile, stante l’assoluta mancanza di garanzie in tal senso, si chiede
che lo Studio di Impatto sia integrato con l’analisi
degli eventi che potrebbero interessare i rifiuti cementati durante la loro
permanenza nel deposito D-3, quali fenomeni di corrosione del contenitore, atti terroristici, ecc, nonchè le modalità di
intervento previste ed i relativi piani di emergenza.
10 - Non risulta
valutata l’esposizione della popolazione che deriverà dal trasporto di questi
specifici rifiuti cementati prodotti dall’impianto.
Si richiede che lo Studio di Impatto contenga
la valutazione delle dosi alla popolazione
derivanti dai trasporti necessari per trasferire i rifiuti prodotti al
Deposito Nazionale, come previsto dalla legge, con la comparazione fra le varie
alternative di schermatura.
11 - Non risulta valutata l’esposizione dei
Lavoratori in caso di interventi di emergenza nel deposito dei rifiuti
radioattivi solidi ad alta radioattività D-3.
Si richiede che lo Studio di Impatto contenga
la valutazione delle dosi ai Lavoratori derivanti dalla gestione del deposito
D-3 e dai trasporti necessari per trasferire i rifiuti prodotti al Deposito
Nazionale, come previsto dalla legge, con la comparazione fra le varie
alternative di schermatura.
12 -
CONCLUSIONI
Si richiede innanzitutto la verifica
del rispetto delle normative citate e di
quante altre risultassero vigenti.
Alla luce delle osservazioni sopra
riportate, si richiede alla Conferenza dei Servizi istituita dalla Regione
Piemonte ed al Ministro dell’Ambiente di pronunciarsi
negativamente sullo Studio di Impatto Ambientale
proposto, e di richiederne una totale rielaborazione e ripubblicazione in base
a quanto segnalato e richiesto.
Le associazioni scriventi chiedono
infine che, vista la rilevanza ambientale e sociale dell’intervento in oggetto,
si disponga l’effettuazione di una audizione
pubblica nell’ambito della quale essere ascoltate, unitamente ai Cittadini
della zona, riservandosi di produrre in tale occasione eventuale documentazione
integrativa.
Si ringrazia per l’attenzione e si
dichiara la disponibilità per ogni chiarimento e approfondimento.
Saluggia, 22 novembre 2005
A nome di:
Legambiente
Piemonte - Settore Energia,
Circolo
Legambiente di Vercelli,
Pro Natura –
Gruppo “Salix alba” – Saluggia,
Forum
Ambientalista del Piemonte
Gian Piero Godio
Responsabile
Settore Energia Legambiente Piemonte